ONLUS CHE TRUFFA

Ristoranti, alberghi, santoni, club erotici. Oltre 3 mila finte organizzazioni non profit sono state scoperte in tre anni. E altre frodi spuntano ovunque. Per rubare fondi o evadere le tasse. Ai danni del fisco e dei veri volontari

Insomma, benvenuti nel lato oscuro del Terzo Settore, un sottobosco dove le eccezioni viziose abbondano. Vere truffe ai danni dello Stato o ai danni degli ignari cittadini che fanno loro donazioni. Oppure organizzazioni che l’etichetta Onlus la sfruttano semplicemente a fini elusivi. Perché il riconoscimento permette di godere di notevoli agevolazioni fiscali: una concessione che premia le tante associazioni sane, punto di forza del volontariato nel nostro paese. Le Onlus infatti non pagano l’imposta sul reddito, perché i proventi non sono soggetti all’Ires. Poi ci sono molte operazioni senza Iva e l’esenzione da altre tasse, minori ma ugualmente onerose. Insomma, un bouquet di vantaggi per sostenere chi ha un reale impegno sociale. Ma che diventa un’occasione prelibata per i malintenzionati. Un ristorantino travestito da Onlus può battere sul prezzo qualunque concorrente in regola, oppure (a listino invariato) far più profitti. Per non parlare, infine, del 5 per mille cui queste associazioni hanno titolo, e c’è il rischio che finiscano per attingervi, nonostante i controlli. Aggiungendo al danno la beffa.

Non è una questione secondaria: solo nell’ultimo triennio ne sono state smascherate più di 3.200. Le prime finte Onlus sono nate assieme alle vere, dieci anni fa, sfruttando l’ignoranza delle norme e l’impreparazione dei controllori. Nel ’97, infatti, l’Agenzia delle entrate ancora non aveva gli strumenti per tenere d’occhio soggetti nuovi dal punto di vista giuridico, una realtà che richiedeva, sì, i soliti controlli fiscali, ma anche l’analisi di aspetti di civilistica, societaria e associazionistica. Negli ultimi tempi, però, l’aria è cambiata

 

Fonte: L’Espresso